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La Malattia di Charcot-Marie-Tooth

La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) comprende un ampio spettro di neuropatie sensitivo-motorie ereditarie primarie associate a mutazioni in più di 100 diversi geni, responsabili della formazione e/o della funzionalità dell'assone o della mielina, i costituenti dei nervi. Con una prevalenza complessiva di 1/1200-2500, rappresenta il disturbo neuromuscolare geneticamente ereditato più comune.

 

Il sintomo che accomuna tutte le forme di CMT è la presenza di una polineuropatia sensitivo-motoria, ovvero un danno dei nervi periferici che portano gli stimoli sensitivi e i segnali motori. Nella maggior parte dei casi la malattia inizia entro i 10-20 anni di vita: pertanto, essendo l'organismo in accrescimento, si vengono a determinare deformità articolari a carico dei piedi, delle ginocchia, delle anche e della colonna vertebrale, che col tempo possono causare dolore. 


A livello motorio, i primi sintomi sono la difficoltà nel camminare, la tendenza a inciampare e la presenza dicrampi ai polpacci. Con il passare del tempo l’indebolimento dei piedi si accentua e il paziente è costretto a sollevare le ginocchia più del normale per evitare d’inciampare con la punta dei piedi, causando una camminata tipica detta deambulazione steppante.

Con la progressione della malattia la debolezza può estendersi alle cosce, e se molto grave può determinare la necessità di utilizzare una carrozzina per gli spostamenti. Alle mani la malattia inizia più tardivamente. I disturbi più frequenti sono la difficoltà ad abbottonarsi e sbottonarsi, a usare chiusure lampo, a cucire, a scrivere, a girare la chiave, a svitare tappi e coperchi di barattoli. L’indebolimento dei muscoli si accompagna al loro assottigliamento (atrofia muscolare). Una deformità tipica, ma non esclusiva, della CMT è il piede cavo, presente nella maggioranza dei casi. Nel 10% dei casi è presente cifoscoliosi.

La gravità della malattia è variabile. Vi possono essere anche forme a presentazione lieve, con diagnosi in età adulta. Un sintomo potrebbe essere quello di scarse prestazioni sportive durante gli anni della scuola.

In casi molto gravi vi può invece essere interessamento anche dei muscoli respiratori e di quelli della fonazione, che causa difficoltà respiratorie, nel mangiare (disartria) e nell’articolare le parole (disartria). Alcune varianti genetiche provocano poi sintomi dovuti al coinvolgimenti di altri organi al di fuori dei nervi periferici, ad esempio l’orecchio (sordità neurosensoriale), il nervo ottico (atrofia ottica e riduzione dell’acuità visiva), o il sistema nervoso centrale (ritardo psicomotorio, epilessia).


La CMT può essere ereditata in modo autosomico dominante, nel qual caso il gene viene trasmesso da uno dei due genitori, oppure in modo autosomico recessivo, nel qual caso entrambi i genitori trasmettono al figlio una copia del gene mutato. Raramente la trasmissione è legata al cromosoma X. In alcuni casi rari, poi, la mutazione origina spontaneamente durante il processo di formazione dei gameti, e pertanto viene detto “de novo”.



L’esame più importante per fare diagnosi di CMT è l’elettromiografia di stimolo-derivazione, cioè l’elettroneurografia, un esame dove è possibile misurare l’integrità dei costituenti dei nervi periferici (assoni e mielina). L'esame misura la velocità di conduzione degli stimoli lungo i segmenti nervosi periferici, parametro che è solitamente alterato nelle CMT ove vi è un interessamento della guaina mielinica che riveste i nervi; misura inoltre l'ampiezza del potenziale nervoso, parametro che risulta invece maggiormente alterato nelle CMT dove vi è un danno degli assoni, ovvero dei prolungamenti dei neuroni che formano i nervi periferici. 
Altri esami (biopsia nervosa, esame del liquor) possono essere necessari nei casi isolati (cioè senza familiarità), per escludere altre cause, eventualmente curabili, di neuropatia.

Al momento non esistono terapie mediche che possano curare la malattia, anche se sono in corso diversi progetti di ricerca in tutto il mondo volti ad indagare possibili approcci terapeutici. Ad esempio nuovi farmaci inibitori dell’istone deacetilasi e piccole molecole volte a migliorare la funzionalità dei mitocondri hanno dimostrato un’efficacia nei modelli animali di specifiche forme di CMT. La terapia genica, poi, ha mostrato risultati promettenti negli studi finora condotti su cellule e modelli animali.

 

Vi sono altre terapie cosiddette “sintomatiche”, cioè volte ad agire sui sintomi della malattia, e che sono molto importanti per garantire la salute ed il benessere dei pazienti. Tra di esse, molto importanti sono una corretta fisioterapia, per mantenere i muscoli sani e prevenire la perdita di massa muscolare  e le retrazioni tendinee,  e, in casi selezionati, la chirurgia ortopedica per le deformazioni scheletriche. L’utilizzo di ortesi e ausili come scarpe adatte, opportunamente modificate, di plantari ben confezionati ed eventualmente di tutori di caviglia, migliora notevolmente l’equilibrio e il cammino. Una moderata attività fisica può essere utile e beneficiare anche dal punto di vista metabolico e cardiovascolare.

 




La Dott.ssa Abati, neurologa, lavora presso il reparto di Neurologia dell'Ospedale Policlinico di Milano ed effettua visite ambulatoriali presso la Clinica Diagnofisic in Corso Lodi, Milano. E' Senatrice Accademica ed iscritta al Corso di Dottorato in Medicina Traslazionale dell'Università degli Studi di Milano.

La Dott.ssa Abati effettua visite ambulatoriali private, videoconsulti e visite neurologiche a domicilio.

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